mercoledì 5 agosto 2009

LENIN E L'ATEISMO MILITANTE


Articolo scritto da Lenin il 12 marzo 1922 e pubblicato nel n. 3 della rivista “Pod znameniem marxisma”, (Sotto la bandiera del marxismo) rivista di filosofia, poli­tica ed economia che si pubblicava in russo ed in tedesco.

Una rivista desiderosa di essere l'organo del materialismo militante deve essere un or­gano combattivo, innanzi tutto nel senso che deve denunciare e perseguire instancabilmente gli attuali «lacchè diplomati dell'o­scurantismo clericale», sia che agiscano in qualità di rappresentanti della scienza ufficiale o in qualità di franchi tiratori che si autodefiniscano pubblicisti «democratici di sinistra o di idee socia­liste».

In secondo luogo, questa rivista deve essere l'organo dell'ateismo militante. Abbiamo dei dipartimenti o per lo meno degli organi statali cui spetta questo lavoro. Ma esso è condotto con estrema mollezza, in modo del tutto insoddisfacente e risente estremamente il gravame delle condizioni generali del nostro burocratismo tipicamente russo (anche se sovietico).

E' pertanto oltremodo essenziale, per completare il lavoro degli organismi statali, per cor­reggerlo ed animarlo, che la rivista, la quale si pro­pone di divenire l'organo del materialismo militante, conduca una propaganda e una lotta instancabile per l'ateismo. Bisogna seguire attentamente tutte le pubblicazioni in materia, in tutte le lingue, facendo tra­durre, o almeno recensire, tutto ciò che abbia un certo valore.

Engels da tempo raccomandava ai dirigenti del proletariato moderno di tradurre e di diffondere largamente tra il popolo le pubblicazioni ateistiche, battagliere della fine del secolo XVIII. A nostra vergo­gna, non l'abbiamo ancora fatto (e questa è una delle molte prove che è assai più facile conquistare il potere, in un periodo rivoluzionario, che sapersene ser­vire come si deve).

Si vuol talvolta giustificare la mollezza, l'inazione, l'incapacità nostre con ogni sorta di considerazioni «d'ordine superiore », dicendo ad esempio, che la vecchia letteratura ateistica del secolo XVIII è superata, non scientifica, puerile, ecc. Non c'è nulla di peggio di simili sofismi pseudoscientifici, che mascherano o la pedanteria, o una totale incom­prensione del marxismo.

Certo nelle opere ateistiche dei rivoluzionari del secolo XVIII si possono trovare molte cose non scientifiche e puerili. Ma nulla vieta agli editori di queste opere di ridurle e di accompagnarle con brevi postille che ricordino il progresso della critica scientifica delle religioni compiuto dall'umanità dopo la fine del secolo XVIII, indicando le opere più recenti sull'argomento, ecc.

Sarebbe il più grande errore, ed il peggiore che possa commettere un marxista, quello di credere che le masse popolari, formate di milioni di esseri umani (e soprattutto la massa dei contadini e degli artigiani) condannati alle tenebre, all'ignoranza ed ai pregiudizi da tutta la società moderna, possano uscire da queste tenebre solo seguendo la retta via di un'istruzione puramente marxista.

E' indispensabile fornire a queste masse il più svariato materiale di propaganda ateistica, metterle a contatto con i fatti attinenti ai più diversi campi della vita, avvicinarle in un modo o in un altro per interessarle, destarle dal loro sonno reli­gioso, scuoterle da tutti i lati con i mezzi più di­versi, ecc.

Le pubblicazioni vivaci, ingegnose dei vecchi atei del secolo XVIII, che attaccavano apertamente ed in modo spiritoso l'oscurantismo clericale dominante, si dimostreranno assai spesso mille volte più adatte a destare la gente dal sonno religioso, che non le parafrasi del marxismo, noiose, aride, quasi interamente mancanti di fatti abilmente scelti, destinati ad illustrarle, che prevalgono nella nostra letteratura e che (inutile nascondere il peccato), deformano spesso il marxismo.

Tutte le opere, di Marx e di Engels di una certa importanza sono state da noi tradotte. Il ti­more che, da noi, il vecchio ateismo ed il vecchio materialismo rimangano privi delle correzioni che Marx ed Engels vi hanno apportate, è dunque privo di qualsiasi fondamento. L'essenziale - ed è appunto che dimenticano spesso i nostri comunisti, sedicenti marxisti, che in realtà deformano il marxismo - è di saper interessare le masse ancora assoluta­mente incolte ad un atteggiamento cosciente verso le questioni religiose e ad una critica cosciente delle religioni.

D'altra parte, guardate i rappresentanti della moderna critica scientifica delle religioni. Quasi sempre questi rappresentanti della borghesia colta « completano » la smentita da essi stessi data ai pregiudizi religiosi con ragionamenti che li smascherano immediatamente come schiavi ideologici della borghesia, come « lacchè diplomati dell'oscurantismo clericale ».

Due esempi: Il prof. R. Iu. Vipper ha pubblicato nel 1918 un libriccino: Le origini del cristianesimo (ed. Pharos, Mosca). Parafrasando le principali conquiste della scienza moderna, l'autore, non solo non combatte i pregiudizi e l'inganno che costituiscono l'arme della chiesa in quanto organizzazione politica, non solo passa sotto silenzio tali questioni, ma ha la pretesa veramente ridicola e ultrareazionaria di porsi al di sopra dei due «estremi»: quello idealistico e quello materialistico. Ciò significa servire la borghesia dominante che, in tutto il mondo, preleva cen­tinaia di milioni di rubli sui profitti spremuti dai lavoratori per sostenere la religione.

Il noto scienziato tedesco Arturo Drews che, nel suo libro intitolato Il mito di Cristo, confuta le fa­vole e i pregiudizi religiosi e dimostra che nessun cristo è mai esistito, alla fine del libro si pronuncia per la religione, ma per una religione rinnovata, ri­pulita, raffinata, capace di far fronte « al torrente naturalistico che cresce di giorno in giorno » (p. 238 della 4. edizione tedesca, 1910). Costui è un reazio­nario dichiarato, cosciente, che aiuta apertamente gli sfruttatori a sostituire, ai vecchi e putridi pregiudizi religiosi, dei pregiudizi nuovi di zecca, ancora più ripugnanti ed infami.

Ciò non significa che non si debba tradurre Drews. Ciò significa che i comunisti e tutti i materialisti conseguenti, pur alleandosi, entro certi limiti, con la parte progressiva della borghesia, devono denun­ciarla instancabilmente quando essa cade nella rea­zione. Evitare l'alleanza con i rappresentanti della borghesia del secolo XVIII, e cioè dell'epoca in cui la borghesia era rivoluzionaria, significherebbe tradire il marxismo e il materialismo, perché «l'alleanza » con i Drews, in una forma o in un altra ed entro vari limiti, è indispensabile per noi che lottiamo contro il dominante oscurantismo religioso.

La rivista Sotto la bandiera del marxismo, che si propone di essere l'organo del materialismo mili­tante, deve riservare molto spazio alla propaganda atea, alla rassegna delle pubblicazioni sull’argomento ed alla correzione delle enormi deficienze della no­stra azione statale in questo campo. Particolarmente importante, è l'uso di libri ed opuscoli che conten­gano molti fatti concreti e molti paragoni dimostranti il legame esistente fra gli interessi e le organizzazioni di classe della borghesia moderna e le organiz­zazioni di istituti religiosi e di propaganda religiosa.

Particolarmente importante è tutto il materiale relativo agli Stati Uniti d'America, dove il legame ufficiale, statale, tra la religione e il capitale è meno appariscente. Però là risulta più chiaramente che la cosiddetta « democrazia moderna » (innanzi alla quale si prosternano così inconsideratamente i men­scevichi, i socialisti rivoluzionaci e, in parte, gli anarchici) non è altro che la libertà di predicare ciò che alla borghesia conviene che si predichi, e ad essa conviene predicare le idee più reazionarie, la reli­gione, l'oscurantismo, la difesa degli sfruttatori, ecc.

Vladimir Ilyich Ulyanov (Lenin)

ATEISMO ANTIRELIGIOSO